IN CAMMINO CON PAZIENZA

da | Ott 4, 2014 | SPIRITUALITÀ

IN CAMMINO CON PAZIENZA

da | Ott 4, 2014 | SPIRITUALITÀ

Betti Tocco

Molte cose ho ancora da dirvi,

ma per il momento non siete capaci

 di portarne il peso. Gv 16,12

Il Signore ci conosce profondamente, molto più di quanto ci possiamo conoscere noi stessi. Egli sa bene, da perfetto educatore delle anime, come e quando instillare nei nostri cuori quella goccia di conoscenza che ci serve per crescere, senza pretendere da noi ciò che non abbiamo e non possiamo fare.

Credo che questa sia un’esperienza comune a tutti coloro che si trovano in un cammino di fede “cosciente”. All’inizio, quando si scopre anche una sola scheggia delle meraviglie di Dio, si è un po’ come un bimbo che si apre alla scoperta della vita: curioso, vorrebbe imparare tutto in fretta, per poterla affrontare tutta e tutta insieme, esponendosi così a mille pericoli. A quel punto intervengono mamma e papà che ne frenano l’entusiasmo e l’incoscienza, o meglio, la non-coscienza di difficoltà e insidie.

Così succede a noi. Siamo talmente affascinati dal mondo sconosciuto seppur palese di Nostro Signore, dalla bellezza del creato e delle Sue creature, dalla Meta della nostra vita, che vorremmo conoscere tutto e il Tutto in fretta e presto. L’impazienza caratterizza chi si innamora di Dio, soprattutto se l’innamoramento arriva dopo tanti anni di indifferenza.

Abbiamo il cuore colmo di curiosità e di desiderio di conoscenza dell’Oggetto di questo nuovo e prepotente amore che ci porta a avventurarci in un mondo sconosciuto e quindi da esplorare. Un buon esploratore porta sulle spalle uno zaino reso pesante da tutto ciò che gli può tornare utile per affrontare gli imprevisti di uno sconosciuto terreno impervio.

La vita spirituale può essere rappresentata da un terreno scosceso e, perché no, anche impervio. Siamo noi, ex pseudo-credenti, ben attrezzati per la salita e le difficoltà che ci attendono? Crediamo di sì, nel nostro entusiasmo, ma in realtà siamo solo degli sprovveduti che hanno bisogno di una guida sicura per non ruzzolare rovinosamente.

Ecco perché è così importante affidarsi alle cure spirituali di un buon Sacerdote che, forte del suo ministero e della luce che gli viene da Dio stesso, ci tenga per mano e centellini i suoi insegnamenti a seconda della risposta di ciascuno. È chiaro che ci vuole pazienza, una grande sensibilità e illuminazione per guidare un’anima, perché ognuno di noi è un universo a sé stante dalle mille sfaccettature e difficile da penetrare, se non con l’assistenza dello Spirito Santo.

Gesù disse ai Suoi discepoli che dopo la Sua ascesa alla destra del Padre, non li avrebbe abbandonati, ma li avrebbe lasciati alle cure di un Paraclito, ossia lo Spirito Santo, che sarebbe stato sempre con loro e in loro.

È meraviglioso avere un Tale “assistente” nel cammino verso la Vita, che guida i nostri passi attraverso un padre spirituale o, a volte, direttamente anche se noi non ce ne rendiamo conto Frenare gli entusiasmi spirituali, e chi è in cammino spesso ne è vittima, è fondamentale.

Le parole di Gesù ai suoi discepoli, “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.”, lo dicono molto chiaramente. Nonostante tutto ciò che avevano potuto vedere con i loro occhi e potuto ascoltare dalle parole direttamente dalla bocca del Maestro, erano anche loro in cammino e avevano bisogno, come noi, di non affrontare sfide che non erano ancora in grado di vincere.

Il loro cammino non è certo paragonabile al nostro per quanto detto prima, eppure anche loro erano esseri umani, quindi limitati, e avevano bisogno di imparare gradualmente per poi mettere in pratica i precetti di Gesù e riportarli agli altri. Tutti gli insegnamenti di Gesù andavano contro corrente, costituivano una rivoluzione dei valori e della messa in pratica di tali valori. Basta leggere le Beatitudini: quasi un assurdo per la cultura di quei tempi e dei nostri.

Ecco perché Gesù dosava loro i Suoi insegnamenti, affinché non incorressero nello scoraggiamento o, se immaturi, facessero degli errori grossolani. Ecco perché lasciò con loro e dentro di loro lo Spirito Santo che li sostenesse e guidasse dal momento della separazione fisica da Lui. Per noi è lo stesso.

Può un bimbo o un adolescente guidare un’azienda? No! Non ne ha ancora capacità e esperienza.

Può un essere umano che ha appena intrapreso il suo personale cammino spirituale prefiggersi di vivere le Beatitudini? No, o almeno non subito: non ha la forza spirituale e la conoscenza sufficienti per poterle mettere in pratica nel quotidiano in una società che predica tutto il contrario.

Lo stesso S. Paolo, nonostante l’illuminazione ricevuta direttamente da Gesù, si ritirò per tre anni a meditare e imparare prima di andare a compiere la sua missione di evangelizzatore in un mondo ostile. In quei tre anni aveva accumulato contenuti di verità e forza spirituale indispensabili. A lui sono bastati 3 anni, per noi ci vuole tutta la vita. Perché quindi avere fretta? La pazienza è una componente fondamentale nel nostro cammino.

La pazienza ci consiglia di frenare la curiosità e la sete di Dio e soprattutto ci porta ad accontentarci dei piccoli passi avanti che possiamo fare.

La pazienza ci porta soprattutto a non pretendere da noi stessi ciò che ancora non riusciamo a fare, nonostante tutto lo sforzo e l’entusiasmo che ci mettiamo.

La pazienza è anche necessaria per seguire gli insegnamenti del direttore spirituale quando, per ignoranza, non li condividiamo.

Lui, illuminato dallo Spirito, sa bene come dosare per noi nuove conoscenze e nuovi obiettivi.

Sta a noi, novelli discepoli, moderare, con l’aiuto e sotto la guida dello Spirito, curiosità, sete di conoscenza e frenare la lingua prima di essere preparati a usarla con saggezza alla luce della Verità.

Sta a noi accettare e rispettare, con quel poco di umiltà che abbiamo, la saggia assistenza e la guida del direttore spirituale che il Signore ha messo nel nostro cammino.