Alla luce degli eventi tragici del nostro tempo in cui si sta facendo scempio della giustizia alimentando il rogo dei conflitti e sacrificando la pace sull’altare del potere e del profitto, tenterò in estrema sintesi di offrire al lettore alcuni spunti per una personale riflessione.
Per questo può essere utile dare uno rapidissimo sguardo sul come nell’Antico Testamento viene trattato il tema dell’ingiustizia. In realtà tutta la Sacra Scrittura veterotestamentaria è la storia di varie ingiustizie alcune delle quali sanate per intervento divino, ma sarebbe troppo ampio ed arduo trattare il tema con questa prospettiva. Ho scelto pertanto un piccolissimo brano del profeta Amos (8, 4-7):
“Ascoltate voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: << Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano?
E il sabato perché si possa smerciare il frumento, diminuendo le misure e aumentando il siclo
e usando le bilance false, per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano>>
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: certo non dimenticherò mai le loro opere.”
Il contenuto di questo brano è una coraggiosa e particolareggiata denunzia delle ingiustizie sociali, denunzia così realista e oggettiva, che, ripetuta ai nostri giorni, godrebbe della più palpitante attualità. Ma ce ne sono altri come ad esempio Dt 24,17 e Ger 22,3.
Le ingiustizie incontrano sempre l’ambizione dei potenti e la loro insaziabile sete di potere. Al punto che si sospendono le festività religiose come è stato negli ultimi conflitti e come sta avvenendo ora in Medioriente dove in nessun Shabbat sono stati sospesi i bombardamenti su Gaza e Cisgiordania. La loro mentalità intrisa di potente ideologia ha giustificato questa deroga nel nome dell’efficientismo, anche bellico, in cui negoziare è una perdita di tempo. Gli obiettivi si raggiungono con l’inganno e slealtà: diminuiscono le loro misure, aumentano i prezzi e falsificano i pesi (per citare la Sacra Scrittura); oggi dicono bugie falsificano i fatti, calcano la mano su alcuni e minimizzare gli altri dando all’ingiustizia una parvenza di liceità. L’abuso che ne deriva raggiunge estremi disumani. Il povero, il bisognoso, il debole (come l’operaio, l’emarginato, l’anziano, lo straniero di oggi) ancora oggi devono vendere la loro libertà, la propria dignità di persona, ovvero quello che Dio stesso non osa toccare. Magari solo per poter sopravvivere ad un livello sub-umano.
Il Signore “giura” di fare giustizia e la farà quel giorno altrettanto imprecisato quanto sicuro, che andrà acquistando nella letteratura profetica e apocalittica, caratteri tipicamente escatologici. Ma noi ne abbiamo ancora timore?
Sono passati migliaia di anni da quando le parole del profeta Amos sono state raccolte all’interno della rivelazione, eppure ancora oggi le generazioni che si sono susseguite non hanno saputo fare tesoro della storia millenaria per costruire un mondo di uguali tra uguali, figli dello stesso Padre.
Le guerre si sono succedete senza tregua, genocidi e stragi continuano a perpetrarsi in nome di varie bandiere e “credo”; le leggi dell’economia rendono sempre più ricchi i ricchi e sempre più poveri i poveri in vaste aree del mondo dall’America del Nord, fino all’America Latina, in Africa e nel Medioriente.
Pochi soggetti detengono tutto il potere economico e politico sfruttando, uccidendo, schiacciando nel sangue ogni opposizione e possibilità di riscatto umano e sociale.
L’integralismo, frutto di secoli di ingiustizia e sopraffazione attecchisce sugli strati più emarginati e sofferenti che abbandonati da tutti, chiedono all’ideologia gli strumenti del riscatto. Laddove c’è ingiustizia e sofferenza non ci sarà mai pace; dove c’è sempre un “coppiere” pronto a mescere il nettare della violenza prima o poi apparirà la voluttà della vendetta. Purtroppo poi si dimentica tutto: dimenticano le vittime e dimenticano i persecutori fino ad alternare i ruoli.
In tutto ciò noi Cristiani dove ci collochiamo? Siamo veramente fuori dalla storia che abbiamo raccontato fino ad ora? Tra di noi ci sono attori e comparse di questa immensa tragedia planetaria. Ci siamo entro anche se siamo solo osservatori di ciò che accade a miglia di chilometri.
Io sono convinto che più che mai oggi il Signore ci chiama all’azione. Anche noi siamo dentro questa tragica guerra siamo veramente in guerra! La storia ci interroga e ci domanda: “Da che parte stai?” “Dove sono le tue responsabilità?”. “E’ così che si vive il cristianesimo?”. “E’ questo che Gesù vuole da te?”.
I bambini muoiono per le strade del mondo, per la fame e per le bombe! Noi invece passeggiamo per le nostre belle strade. Le città vengono distrutte dalle bombe! E noi godiamo della nostra bella e tranquilla casa. Milioni di persone muoiono di fame. E noi ci permettiamo di decidere ciò che ci piace e non ci piace mangiare.
Nella quiete delle parrocchie animiamo, talvolta, la liturgia domenicale, parliamo di amicizia, organizziamo le feste, partecipiamo ad incontri. Leggiamo la Bibbia, assetati di sapere. Tra le quiete mura della nostra Chiesa, all’interno della protettrice atmosfera della comunità ci godiamo il nostro essere cristiani. Ma che bello!
Ma sento che il Signore ci parla così: “Miei cari giovani ricchi, voglio scelte radicali, voglio che leggi del cuore e non dell’interesse prevalgano. Le leggi della generosità e non dell’avarizia prendano il sopravvento. Le leggi del servire e non dell’essere serviti. Le leggi della compassione e quelle che vi ho rappresentato nelle Beatitudini! In una parola vi voglio Santi!”.
Da quando il conflitto in Terra Santa si è inasprito ed imbarbarito fino a dei livelli umanamente inconcepibili, il Santo Padre Francesco ed ora Papa Leone XIV non hanno mancato un giorno per condividere con il loro gregge la personale sofferenza e struggimento per questo martirio. Le diplomazie internazionali per due lunghi anni si sono mostrate impotenti, talvolta insensibilmente vili, a quanto in quei luoghi sta accadendo. La Chiesa non può e non deve seguire questo trend! Non è possibile che la massima espressione di solidarietà sia pregare per la pace. Salvo D’Acquisto avrebbe potuto pregare per l’anima del fratello che stava per essere fucilato, e sarebbe stato già meritorio, invece, ha offerto la sua vita in cambio; così Padre Kolbe. Questo è il paradigma dell’amore cristiano per la giustizia. Se non è così, siamo lontani mille anni luce dalla verità e dalla salvezza.
Urge uscire dai sepolcri! Soltanto attraverso scelte radicali, potremo ergere una vera ed efficace barriera nei confronti dell’ingiustizia, qualunque essa sia e ovunque si perpetri. Solo così il nostro “Eccomi!”, acquisterà quello spessore necessario a trasformare una vita fatta di parole, tal volta vuote, in vera testimonianza. Il fuoco delle Pentecoste infiammi i nostri cuori e ci renda testimoni veri di quella “virtù della giustizia” che ci siamo limitati a studiare nelle università permettendoci di entrare autenticamente nello spirito delle Beatitudini.
Altrimenti saremo solo buone persone buone e pie, ma alla fine soltanto…..”Angeli muti!”.