Nella storia recente del mondo occidentale si susseguono molte date significative. Una in particolare continua a risuonare come un monito per l’umanità, quanto mai inascoltato il cui ricordo svanisce nel giro di ventiquattrore: il 6 agosto.
Ogni anno, il 6 agosto viene ricordato uno dei giorni più funesti per la storia recente cui affidare la memoria di ciò che accadde nel 1945 quando due bombardieri americani, con i placet del Presidente H. Truman, sganciarono prima una bomba atomica su Hiroshima e, qualche giorno dopo su Nagasaki. Le vittime complessive furono 262.000 senza contare quelle che nei decenni a seguire morirono per le radiazioni.
E’ vero, il Giappone si arrese, confermando gli USA sulla giustezza che questa operazione che avrebbe risparmiato un maggiore numero di vittime.
Ma la potenza nucleare degli Stati Uniti durò molto poco come anche le fantasie di egemonia sul mondo attraverso la potenza nucleare. Forse neanche gli scienziati di Los Alamos avevano previsto che quattro anni più tardi l’Unione Sovietica avrebbe sperimentato il suo primo ordigno nucleare.
Subito dopo anche il Regno Unito testò la sua prima bomba atomica. Il primo test, chiamato “Hurricane”, è avvenuto nell’ottobre 1952 presso le isole Monte Bello, al largo della costa australiana. Questo rese il Regno Unito il terzo paese, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica, a sviluppare e testare armi nucleari.
A seguire la Francia, il 13 febbraio 1960 nel poligono di Reggane, nel Sahara algerino, con il nome in codice “Gerboise bleue”, realizzò in autonomia la sua atomica.
Secondo gli analisti esistono attualmente circa 200 armi nucleari tattiche americane in Europa. Francia e Regno Unito hanno il loro autonomo deterrente nucleare. Le armi nucleari americane sono strategicamente stazionate in cinque Paesi della NATO: Belgio, Germania, Italia (30 nella Base di Ghedi e 70 nella Base di Aviano), Olanda e Turchia.
Negli anni successivi a dotarsi in autonomia dell’ordigno nucleare sono stati Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele.
Escludendo coloro i quali hanno solo consentito lo stoccaggio strategico delle armi nucleari (appartenendo alla NATO), ma non hanno la disponibilità in autonomia, quelli invece che possono agire senza alcun consenso sono: Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito, Cina, Pakistan, India, Corea del Nord e Israele.
Non tutti però costituiscono fonte di pericolo in questo ambito, in primo luogo perché non si trovano in situazioni di conflitto, Esse sono: Francia e Gran Bretagna.
Rimangono a questo punto: Stati Uniti. Russia, Cina, Pakistan, India, Corea del Nord e Israele. Tuttavia, essi non sono tutti equivalenti in termini di pericolosità. Escludendo USA e Cina dotati di un enorme potenziale convenzionale da non ritenere prioritario questo mezzo estremo, rimarrebbero Russia, India e Pakistan implicati in aperti conflitti. La Russia ha sufficiente supremazia militare sull’Ucraina per imbarcarsi in una avventura nucleare. India e Pakistan nonostante siano in aperto confitto (anche armato) per rivendicazioni territoriali, non credo siano nella posizione del “dito sul grilletto” per l’uso dell’arma nucleare, in quanto l’equipollenza fra di loro fa ancora funzionare la logica della deterrenza.
Rimangono allora la Corea del Nord e Israele, ambedue a mio avviso con il dito sul grilletto sia per le situazioni aperte di conflitto che per la loro bellicosità. La Corea del Nord lo ha dichiarato apertamente sia con minacce verbali che con gli innumerevoli lanci di missili balistici in grado di veicolare testate atomiche. Israele non ha mai minacciato apertamente l’uso dell’atomica e sicuramente, non nella crisi con la Palestina-Gaza, ma con certezza non è inverosimile una possibile fascinazione per una rapida soluzione del conflitto con l’Iran mediante l’uso dell’arma nucleare (io chiamo questa tentazione “la Sindrome di Hiroshima”).
La paura che l’Iran si doti dell’arma nucleare, a mio avviso, non riguarda un eventuale attacco a Israele, ma la non accettabile perdita della supremazia regionale che condurrebbe ad un conflitto aperto, lungo e convenzionale. Ecco perché l’opzione nucleare diventa l’asso nella manica: il famoso “dito sul grilletto“che, anche se non viene premuto, rappresenta un monito terribile (intimidazione) per chi è implicato nel conflitto e non ha la possibilità del “second shot” (colpo di risposta).
Ora viene la parte più importante del mio discorso. Sarebbe errato pensare che una eventualità di questo tipo, essendo circoscritta ad una crisi regionale, non sia così grave. Un occhio esperto in geopolitica sa perfettamente che oggi questa terribile (non)-soluzione finirebbe per sdoganare fantasie e deliri di onnipotenza che si annidano in altre potenze nucleari che comunque hanno la pistola in mano anche se non il dito sul grilletto. Non sono esenti neanche quei paesi che hanno accettato di averle in deposito, ma essendo legati ad accordi internazionali che, stante il fallimento di tutti i trattati, potenzialmente potrebbero essere implicati in vicende terribili anche se non volute o auspicate.
La conclusione di questo breve discorso dice che la situazione di pericolo non emerge nel momento in cui si prende in mano la pistola, ma già solo per il fatto di detenerla. Non è per nulla saggio sottovalutare questo principio, stante i grandi limiti della natura umana e la palese patologia psichiatrica di leader che dalla metà del secolo scorso ad oggi, che offuscano lo scenario della gestione geopolitica del mondo in particolare quello occidentale.
Poiché all’inizio del presente blog ho fatto cenno alla bellicosità di un leader o di un popolo ritengo che non sia questo (o solo questo) il pericolo più grande affinché si possa scatenare un conflitto devastante, ma è la “paura”, che in psicologia dinamica si chiama “angoscia di morte”. Di fronte alla paura di soccombere sia come singolo o come popolo, “l’angoscia di morte” può facilmente diventare il detonatore per un olocausto planetario, anche apparentemente non voluto, ma che rientra nell’eterna logica del “muoia Sansone con tutti i Filistei”.
Fu una grande profezia da parte di un gruppo di scienziati i quali, subito dopo Hiroshima e Nagasaki (1947), elaborarono l’Orologio dell’Apocalisse le cui lancette si muovono all’indietro o in avanti a seconda di un complesso algoritmo che mette in relazione molti fatti, da quelli geopolitici, a quelli economici, politici e militari per stabilire quanto si è vicini alla fine del mondo. L’Apocalisse viene stabilita convenzionalmente quando le lancette si posizionano sulla Mezzanotte. Nel momento in cui sto scrivendo la lancetta si trova a 89 secondi dalla Mezzanotte! Credo che questo basti a far riflettere tutti, almeno quelli che pensano di avere ancora il bene dell’intelletto e a cuore i destini dell’umanità.